Il mattone faccia a vista nelle chiese contemporanee: tre esempi d’autore

Materia della tradizione e forme della modernità.

Fino alla rivoluzione industriale, l’architettura con cui la Chiesa ha interpretato i propri luoghi di culto ha spesso dialogato apertamente con le culture locali. Per le nuove chiese, sembra che ci fossero poche disposizioni dettagliate: soprattutto nella scelta dei materiali.

È una storia interessante, ripercorsa con chiarezza e dovizia di fonti nell’editoriale scritto qualche anno fa da monsignor Santi per «Costruire in laterizio».

Semplificando, dalle origini della Chiesa fino agli anni ‘60 del ventesimo secolo non si assiste a normalizzazioni o canoni stringenti su come deva essere costruita una chiesa. Con i comprensibili alti e bassi, certo: ma per molto tempo il buon senso (pratico) ha fatto sì che

venivano utilizzati gli stessi materiali (in uso nella zona ndr) dando la preferenza, di volta in volta, a quelli più diffusi e disponibili (a seconda delle aree geografiche, la pietra, piuttosto che il laterizio)

Ed è confermato anche da uno dei pochi documenti che invece tendono al canone: le Istruzioni sull’edilizia e la suppellettile ecclesiastica di San Carlo Borromeo, dove ancora una volta la conformità all’immaginario sacro è sostenuta dalla funzionalità. In particolare, dalla preferenza accordata al «tradizionale, idoneo, durevole».

Con la rivoluzione industriale e l’Illuminismo, c’è una «rottura tra la nuova cultura e quella tradizionale, con la quale la Chiesa si sentiva profondamente solidale». Le nuove Chiese rispecchiano una posizione conservatrice (anche e soprattutto nella scelta dei materiali) fino al Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), dove i propositi di dialogo con la contemporaneità riguardano anche l’architettura. Anche se non sempre questo dialogo coincide con la comprensione reciproca. Così, di fronte agli sperimentalismi italiani, nel 1993 una nota pastorale richiama i progettisti a «garantire la durata dell’edificio e per il rispetto dovuto a quanto i fedeli hanno offerto con generosità»: a scegliere materiali «noti per le loro caratteristiche, evitando sperimentazioni e tecniche inedite che comportano rilevanti spese di manutenzione nel breve periodo. In proposito, si ricorda che il cemento armato a vista crea seri problemi se non viene eseguito con particolare cura».

Ed è proprio in questa tensione tra forma/immagine architettonica e materiali, che oggi è interessante osservare il ruolo del mattone a vista nella progettazione delle nuove chiese.

Ed è proprio in questa tensione tra forma/immagine architettonica e materiali, che oggi è interessante osservare il ruolo del mattone a vista nella progettazione delle nuove chiese. Un rapporto che, l’abbiamo visto, è stato spesso tratto in ballo da comprensibili richiami a praticità e durata. Ma che oggi sembra riguardare più specificamente l’equilibrio e la continuità della convivenza tra tradizione e nuove forme. Se, per dirla con Baudelaire, « la modernità è il transitorio, il fuggitivo, il contingente, la metà dell’arte, di cui l’altra metà è l’eterno e l’immutabile», quest’altra metà può essere trovata proprio nel materiale costruttivo per eccellenza, il laterizio.

È così per molti versi in Mario Botta: la chiesa del Santo Volto a Torino mette insieme la modernità dei volumi e la monumentalità  del mattone – che poi, in realtà, non è più portante ma «portato». Si tratta in questo caso di una selezione di argille di tonalità rosata, posati con diverse giaciture per realizzare le trame chiaroscurali tanto care a Botta.

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Tensione che si ritrova anche nella più recente realizzazione di L’viv, in Ucraina, per l’Opera di Don Orione – dove è utilizzata la tavella romana.

Anche nella chiesa a Valleambrosia di Rozzano, disegnata da Selleri, alla semplificazione moderna delle forme fa da contraltare la forte presenza materiale del mattone.  Sempre valorizzato nelle sue possibilità di movimentare la facciata con la posa. È evidente soprattutto sulla facciata principale, stilizzazione di un classico campanile dove i corsi alternati armonizzano la tensione verso l’alto. Come nella chiesa del Santo Volto, ritorna anche un altro materiale della tradizione: il legno, che qui è di rovere e a Torino di acero («Le scelte architettoniche operate fanno pertanto esplicito riferimento ai modelli “storici” e all’immaginario collettivo, riferito alla chiesa»).

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Il mattone è l’elemento più caratterizzante anche del centro parrocchiale di Santa Maria in Zivido, progettato da Isolarchitetti a S.Giuliano Milanese.  È utilizzato anche per davanzali, piattabande, archi sulle finestrature; per i rivestimenti delle colonne che  il campanile a pianta quadrata. Il mattone a vista è pieno, sagomato e sabbiato.

Se nel centro di Santa Maria si ritrova la convivenza tra modernità e tradizione, che ha il suo baricentro ancora una volta nei materiali,  questo equilibrio è arricchito da un altro elemento: la citazione della cascina lombarda, anche e soprattutto nei dettagli delle griglie di mattoni a treillage.

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Difatti il centro nasce in un’area che ospitava terreni e attività agricole.

Ed ecco un altro tratto comune, che rende interessante l’accostamento dei tre progetti. In tutti e tre i casi, l’intervento si inserisce in aree dismesse o dove era necessario ripensare alla loro destinazione. Si tratta di un piano di riqualificazione cittadina nel caso di Torino (ex-area industriale) e di un’area segnata dall’abusivismo per ciò che riguarda Valleambrosia.

In questo senso, il dialogo con la cultura locale che ha caratterizzato l’idea originaria di chiesa-architettura si ripropone anch’essa in chiave contemporanea, dove la ri-costruzione (anche in chiave sociale) si sostituisce al consumo di territorio.

E nella costruzione il mattone diventa allora garanzia di continuità tra elemento tradizionale e deroghe a forme moderne, confermando la sua sostanza di elemento grammaticale

Riferimenti

Chiesa del Santo Volto – Torino
Progetto: Mario Botta | Impresa Itinera SpA | Faccia a vista: Candela Costruzioni | Realizzazione: 2006 | Tipologia di mattone: da fornace locale, impastato per essere lavorato manualmente secondo un abaco di sagome prefigurate.
Chiesa a Valleambrosia di Rozzano
Progetto: Studio Selleri | Impresa: Poloni | Realizzazione facciate: Candela Costruzioni | Progetto: 2002 | Realizzazione: 2005 | Tipologia di mattone: pieni a pasta molle
Chiesa di Santa Maria in Zivido – S.Giuliano Milanese
Progetto: Isolarchitetti | Impresa: Poloni | Faccia a vista: Candela Costruzioni | Realizzazione: 2000-2008 | Tipologia di mattone: SanMarco pieno, sagomato e sabbiato.

Bibliografia

Monsignor Giancarlo Santi, Materiali e immagine delle nuove chiese
Roberto Gamba, Chiesa del Santo Volto a Torino, Chiesa a Valleambrosia di Rozzano, Centro Parrochiale di Santa Maria in Zivido S. Giuliano Milanese
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