Mattoni a vista sul web [#10]
Quattro continenti, e quattro progetti dove il facciavista è elemento (anche) concettuale del progetto
Heritage, la boutique in facciavista
Lo slancio verticale della facciata in mattoni tradizionali , diventa sfondo ideale per il marchio d’abbigliamento Heritage. A Nuova Dehli, rmdk architects ha disegnato interni ed esterni del negozio a partire dalla forma più originale e «onesta» dei materiali usati per sostenere la scelta tematica: ferro arrugginito , legno di recupero rame rustico (un materiale che in India è di buon auspicio).
foto: rmdk architects
fonte: designboom.com
A Santiago, il mattone diventae elemento di riqualificazione e distinzione
Lo studio cileno MAPA ha convertito l’edificio in disuso in un complesso di appartamenti caratterizzato dalla facciata in mattoni a vista. La posa, con la sua particolare grana, accentua lo stacco rispetto a intonaci e stucchi degli edifici classici vicini. I mattoni di colore tradizionale sono tagliati in diagonale per creare piccoli prismi triangolari.
photo: MAPA
fonte: dezeen.com
Australind: il mattone come «cuore civico» della scuola
CODA e Broderick Architects hanno scelto il facciavista come materiale principale per questo progetto nella periferia di Australind: la palette di colori scelte per i mattoni (marrone e grigio) rispondono al paesaggio costiero circostante, e sono usate sia per le pareti che per le pavimentazioni. Dal punto di vista di forme e volumi, il tratto più caratteristico dell’edificio è nelle morbide curvature della facciata, e nella trame di posa incassate o aggettanti, che movimentano il gioco di luci e ombre.
photo: CODA e Broderick Architects
fonte: thinkbrick.com
Catalogna: un ascensore in mattoni per la riconessione urbanistica e sociale
Un ascensore di 20 metri per rimettere in contatto le parti nuova e vecchia di Gironella, separate dal fiume. Realizzato in mattone trafilato, l’ascensore è progettato dall’architetto Carles Enrich per rispondere a due esigenze di ri-connessione: urbanistica e sociale.
photo: Adrià Goula
fonte: dezeen.com
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